L’acciaio è un materiale freddo e triste, ma è sinonimo d’efficienza e modernità. Lo strano apparecchio scompone, scruta, stratifica i miei organi. Macchie, puntini, cicatrici, la storia del mio corpo… Il tutto è diretto da un dottore che sta nella stanza adiacente, del quale intravedo appena la nuca attraverso un vetro opaco. Chissà se in futuro s’inventerà una macchina capace di registrare sentimenti, paure, illusioni, sogni. Il dottore legge il mio corpo su quelle trasparenze prodotte e non sa neppure chi sono io, non alza minimamente lo sguardo. Potrei anche non avere una faccia, un nome. Potrei essere sorda, cieca, uomo, donna. Essere un animale: l’esame riuscirebbe ugualmente, credo.
Diario di una paziente è la storia di una donna assediata da una malattia che la imprigiona nel dolore e la costringe a modificare radicalmente la propria esistenza. Fino a quando un evento segnerà una svolta. La vita vista, sentita, vissuta, descritta da un letto d’ospedale, dove i capricci scivolano via come il trucco e la messimpiega, dove l’esperienza del malato emerge con forza e non solo circoscritta alla sua persona ma travalica, toccando l’altro, sia esso malato o no, sia esso medico o no, per condurci a un livello di riflessione più ampio e sempre auspicabile. Un romanzo che non concede nulla alla finzione letteraria, l’esperienza privata del dolore e della malattia raccontata con commovente sincerità.