L’ombra, per essere, esige solo un sottile bagliore. Ha un carattere ritroso, ma inventa singolari strade con la complicità di lanterne, candele e fiaccole; al sole l’ombra si schiaccia nera in terra, ma da minimi pertugi eccola nascere in sfumati duplicati sovrapposti.
Cela i sogni, i segreti, le attese, le novelle adornate di seduzione; infiocchetta ali tenebrose e vola scortando la certezza che ti apre alla luce.
È necessaria la sosta per fermare in quell’ombra una scheggia di me?
Credo di sì.
Ho guardato con attenzione ai suoi toni, a quel che copre e a ciò che dice tacendosi. Ho cercato la luce e ho vissuto il suo buon odore insieme al profumo dell’ombra.
Laura aveva occhi azzurri striati di verde: con l’età, apparivano slavati sulla pelle chiara e grinzosa, ma aveva ancora una luce giovane, la stessa che da sempre l’aveva guidata. Costretta a letto, aspettava che i giorni consumassero il suo “tempoperpensare”; ché non avrebbe saputo come diversamente impiegarlo questo benedetto tempo, visto che le gambe non la reggevano più.
E questo le restava.