Ernestina Pellegrini, che ha lavorato per anni dentro l’archivio di Claudio Magris, dopo la curatela dei due Meridiani Mondadori delle Opere (2012, 2021), decide di scrivere la continuazione della monografia Epica sull’acqua, che era ferma al testo teatrale La Mostra (2003), e crea con questo libro un affascinante viaggio critico dentro i grandi romanzi dell’ultima stagione, da Alla cieca (2005) a Non luogo a procedere (2015), per arrivare ai racconti di Tempo curvo a Krems (2019) e di Croce del Sud (2020). Sceglie anche di affrontare, nella seconda parte del libro, i molteplici generi di una scrittura caleidoscopica che è lo specchio dell’«identità plurale» di questo gigante della letteratura occidentale: dal critico letterario al saggista, dal giornalista al traduttore.
C’è poco da fare, i Meridiani Mondadori sembrano i custodi di una lingua inalterabile, danno a un autore la patente di classico. Ma lo scrittore continua a scrivere, escono articoli, saggi, libri. Il viaggio ermeneutico fissato una volta per tutte, per l’eternità, si rimette in moto, si arricchisce e sfugge di nuovo.
“Solo il racconto può rappresentare questo lato concavo della vita, queste alternative alla realtà all’indicativo ovvero alla totalità dell’esistenza, perché noi siamo quello che abbiamo fatto ma anche quello che avremmo voluto fare, quello che forse per un mero caso non abbiamo fatto ma eravamo pronti a fare, quello che abbiamo pensato e desiderato forse senza confessarcelo, quello che fingiamo di aver dimenticato. In ciò consiste la verità della scrittura ma anche il suo potenziale devastante, perché costringe a fare i conti con la totalità di ciò che siamo, il cui peso talora è insostenibile.”
Claudio Magris