dalla Recensione di Teresa Paladin (edita su www.Novecentopoesia.it):
«La poesia di Leandro Piantini presenta una sincerità d’immagini che sfiorano le corde dell’emozione per l’intensità e l’immediatezza delle componenti denotative e connotative: l’onda della vita si dipana, ha il sapore del vento tra i capelli, il respiro cadenzato del sole penetrante, i colori smaglianti degli occhi stupefatti, nella ricerca delle sorgenti della felicità.
LE DONNE QUANDO SI MUOVONO
Le donne quando si muovono
con le anche e con gli occhi
e i loro odori penetrano
poi le parole vellicanti
gli umidori mescolati
lo stordimento e l'affondo
le donne con i seni in eruzione
con la luce che si scioglie negli occhi
quando qualcosa si deve aprire
perché non aspettano più.
L’ardore poetico dell’autore emerge anche dalla fatica, dalla non gioia, dalle speranze cadute e infrante, ma che consentono il riaccendersi di nuove passioni, capaci di riempire i tradimenti, gli spazi vuoti e il nulla incombente. Leandro Piantini, innamorato della vita, dell’amicizia, della figura della donna, alla ricerca dell’ispirazione che può arrivare da un momento all’altro, a stupire e sedurre nella casualità del quotidiano, con la sua poesia dà nuovo spazio all’io nella “nebbia degli enigmi”.»
dalla Recensione di Alberto Cappi:
«Questa di Piantini è poesia insieme delicata e forte: tenera alle sensazioni, robusta nell'espressione. Memorie, sguardi, pensieri, illuminazioni, la affiancano nel viaggio verso la gratificante lettura.»
dalla Recensione di Paolo Maccari:
«Tra riconoscimento della grazia divina, sguardo perso nella scintillante prospettiva celeste – in fiduciosa attesa del Tempo che verrà – e polemica anti-mondana, scontro con la paludosa evidenza del male terreno, i nuovi versi di L.P. assecondando le dinamiche di un pensiero e di una vista che si posano variamente sui più commoventi risarcimenti metafisici e sulle avvilenti manchevolezze della realtà umana. [...] da una parte le liriche di più schietta intonazione religiosa, a cui possiamo accostarne altre in cui la cesura della morte non interrompe il dialogo tra il poeta e alcune figure care. D'altra parte, a questi episodi di speranza e di dolcezza se ne contrappongono altri di lucido pessimismo, di condanna senza appello per il nostro tempo. [...]»