dalla Prefazione:
«Un giorno una persona che conosco mi chiese: “Perché scrivi così tante cose sulla cura e ti occupi della cura possibile, nel divenire dell’umana esistenza?” La domanda non mi sembrò banale, anche se la persona in questione era una mia cara amica e forse poteva arrivarci anche da sola. Le risposi che scrivevo libri e mi occupavo principalmente dell’argomento del “prendersi cura”, perché nella realtà di tutti i giorni non faccio altro che curarmi e prendermi cura.
L’autore disamina la cura di sé e la cura dei mali della società in maniera appassionata e partecipativa, comprendendole in un’unica unità simbiotica. Pasquale Moccia parla dell’attenzione alle piccole cose e come questa premura possa divenire una forma d’arte. In questa capacità applicativa è altrettanto importante dare ascolto al proprio corpo, come essere percepiente facente parte di un insieme interconnesso più vasto. Moccia ci invita a stare nella consapevolezza e in questo a contattare anche la sofferenza, senza rifuggirla né idealizzarla, semplicemente ad usarla come attrito, sponda nel processo di crescita personale. Con il convincimento, in questo percorso, di non essere e non dover essere soli. [Dr. Raffaele D’Alterio]»