dalla Prefazione:
«[...] Lorenza Cungi risente in pieno della crisi e del senso di relatività di tutta la poesia del '900 e lo sviscera senza indugi consolatori. La sua è una poesia dell'assenza, ma la coscienza di tale assenza è anche instancabile (e sempre delusa) ricerca di Dio, di valori a cui aggrapparsi, del significato della vita, in un paesaggio – forse ridotto così dall'uomo stesso – di fossili, di lucori e di relitti (come negli “Ossi di seppia”). [...] [Alma Borgini]»