“Nel prato, davanti alla finestra della camera, Lulù gioca a fare dio. La sua zampa rossa preme a terra il topolino, mentre la coda spazza l’erba, destra sinistra, destra sinistra. Scatti veloci, di gatta giovane. Il topolino, liberato, corre, Lulù lo lascia andare la lunghezza di un balzo, gli sta sopra, lo passa da una zampa all’altra, destra sinistra, destra sinistra, acquattata a terra lo guarda negli occhi. Sembra che sorrida. Il topolino ha piccole orecchie vellutate, si rialza e corre, non ha ancora capito di non avere scampo.”
I racconti di Anna Vezzoni rispecchiano un talento narrativo ricco di sfaccettature. Le sue donne, principali protagoniste, si dibattono tra scelte difficili, stati d’animo affannati, rapporti incompiuti: sono donne messe a dura prova dalla vita, a volte si riscattano e altre no. Sono madri e figlie. Non sempre “madri” autorevoli e consapevoli dell’energia che possono infondere nelle “figlie”: la piccola Silvia che esplora l’universo familiare, Lise in attesa della sentenza nel braccio della morte, Bianca in un letto d’ospedale…
Racconti brevi per lo più, forti di uno stile asciutto, incisivo, finestre sul mondo femminile, rapide pennellate che rapiscono il lettore tenendolo saldamente ancorato fino all’ultima pagina.