Postfazione di Paolo Dal Poggetto: <<[…] Al di là di una vertigine di ricordi lontanissimi e del quasi infinito tempo trascorso che mi fa considerare la pubblicazione di queste liriche quasi come un’opera postuma riesco a cogliere ancora completamente l’essenza di questi versi: il travaglio e il rodìo del dubbio di essere amato; l’onnipotenza e onnipresenza di tanti sogni e il loro assurgere a esseri vivi; il quasi bizantino giocare con le parole, soprattutto con quelle di lei. Ma soprattutto l’alternarsi inquietante di certezze e di disperazioni di cui era realmente sostanziato quello che fu (e mi pare oggi incredibile: nei mesi in cui avvennero i fatti avevo appena ventuno anni!) il mio primo grande amore.
Resta però ancora, e non è per me facile a sciogliersi, un’altra e diversa incertezza: se sia utile o anche soltanto giusto riesumare oggi poesie e sentimenti così disperatamente lontani. Anche perché alcuni di quei sentimenti e di quei riti (a cominciare dall’idea stessa del fidanzamento, che vibra in tutto il poemetto) sono oggi assolutamente obsoleti. Tanto che l’avere deciso di pubblicare queste poesie, che un tempo chiamavo “le mie coselline”, può addirittura essere considerato una sfida. Ma non lo è: è, semmai, una sfida ai miei ricordi. […]>>
Paolo Dal Poggetto
Paolo Dal Poggetto è nato a Firenze nel 1936. Laureato all'Università di Firenze in Storia dell'Arte con Roberto Longhi, è stato ispettore presso la Soprintendenza fiorentina dal 1966 e ha partecipato al salvataggio del patrimonio artistico della città dopo l'alluvione. Vicedirettore del Laboratorio di Restauro della Fortezza da Basso, e direttore del Museo delle Cappelle Medicee; nel 1975 ha scoperto, in alcuni ambienti della Sagrestia Nuova, e poi studiato e pubblicato i grandi Disegni murali di Michelangelo e della sua scuola (1979). Soprintendente per i Beni Artistici e Storici delle Marche dal 1979, è stato artefice di mostre importanti e di altrettante numerose pubblicazioni. In pensione dal 2003, è rientrato a Firenze. Poeta schivo e nascosto, solo a partire dai cinquant'anni ha pubblicato sue liriche: Rubini azzurri (1984) che raccoglie solo poesie scritte dopo il 1979; Occhi color del vento (1990), e La luna anch'io, e piangere e giocare (1994). Dopo molti anni di silenzio, nel 2006 al compimento del suo 70° anno ha pubblicato Giardino d'avorio, otto liriche scritte e corrette tra il 1957 e il '61, alzando un velo sugli inizi della sua attività poetica. Quindi, nel 2007 ha dato alle stampe Luce dentro altra luce, quarantotto poesie scritte tra il 1994 e il 2003; e, a fine 2008, Da lontano la vita, poesie dal 2004 al 2008.
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