Un’alba, un tramonto, due amici veri, Vasco e Valerio, figli dello stesso rione di Sesto. In primo piano storie di amore e di amicizia e, sullo sfondo, l’immagine nitida di un dopoguerra in cui la gente è determinata a ricostruire col sudore e l’onestà ciò che il conflitto mondiale ha distrutto.
Fantasie e ricordi di gesta partigiane e di profonda, disinteressata fede politica si intrecciano con le vicende dei due giovani.
“Più sanguigno e impulsivo è Vasco, più riflessivo e pacato Valerio. Entrambi però sono dotati della stessa impareggiabile onestà, della stessa incapacità di mentire, dello stesso altruismo, della stessa bontà: le stigmate lasciate nel loro animo dal Canto, il rione dove sono nati e cresciuti. Un fazzoletto di terra della bassa Sesto dove la povertà ‘l’ha sempre fatta da padrone’ senza scalfire il profondo senso del dovere, la laboriosità e l’ingegno dei suoi abitanti.”
La storia che inizia all’alba di un mattino di luglio per concludersi, qualche tempo dopo, davanti ad un rosso tramonto, altro non è se non una splendida metafora che rappresenta il corso della vita ma anche una denuncia sottintesa e sottile all’Italia di oggi i cui valori sembrano scomparsi all’orizzonte, proprio come il sole alla fine di un lungo e faticoso giorno.