«[...] Oltre alle ragioni e ai tempi del mio “poetare”, queste liriche parlano del sole grande e delle notti insonni, di lune pallide di campi arati e di boschi, di albe e di tramonti, di alberi e fiori, di sorrisi e di morte, e qualche volta di Dio... Si tratta più o meno degli stessi soggetti delle poesie precedenti (con queste sono duecentoquattro quelle pubblicate finora): ma è chiaro che non si può innovare molto quando si sono superati i settanta! Le poesie che parlano o accennano, o solo sfiorano la morte sono più numerose in questa raccolta: ma anche questo era inevitabile. [Paolo Dal Poggetto]»