Un ritratto a più voci di Idolina Landolfi: la scrittrice (Sotto altra stella; Scemo d’amore; I Litosauri; Attacchi d’amore; Matracci e storte; Non mi destare, amore), la giornalista, la saggista, la traduttrice, la donna eccentrica e avventurosa, la figlia di uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Dell’opera paterna è stata la curatrice per Rizzoli e Adelphi, ma – come in un gioco di specchi – ne è stata anche personaggio (è lei la folgorosa “Minor” dei diari landolfiani). A un certo punto, Idolina si è ingegnata a creare in laboratorio una perfetta mimesi della scrittura paterna, una fusione in vitro tutta da studiare, quasi una specie di ventriloquismo stilistico, tanto da intitolare il suo romanzo autobiografico ancora inedito Quando ero mio padre (con il sottotitolo: storia di una possessione). Un caso eccezionale per gli studiosi delle costellazioni familiari degli artisti.
Con questo piccolo libro di saggi e testimonianze – ora che le sue carte sono depositate presso la Biblioteca Umanistica dell’Università di Siena – si vuole aprire una pista di studi che valorizzino la sua figura e le sue “fole” in cui aleggia – come ha notato Mario Luzi – il fantastico, il nero romantico e preromantico, lo straordinario, il vampiresco e l’occulto, in una atmosfera di “elegante improbabilità”.