“…anche lui, aspettando che sua madre lo chiami per cena, cercherà le sue finestre, cercherà il loro segno di distinzione dalle altre, aperte, chiuse, marroni o verde pallido, nuove, cadenti… chissà, ce ne sono di tutti i tipi qui… perché è proprio difficile distinguerle dalle altre… sono troppe… cinque file con quarantacinque finestre ciascuna… settantacinque famiglie che si affacciano su un ballatoio lunghissimo, ognuno al suo piano, tutti uguali anche quelli, con la ringhiera rugginosa, con le piastrelle in graniglia, con travicelli e cavicchi di ferro che fuoriescono dal cemento come ossa fratturate… cinque inferni comuni, per centinaia di persone che entrano escono si incontrano si scontrano si affannano si riposano al sole alla notte brigano trafficano bisbigliano ammiccano cianciano piangono ridono gridano… più che altro gridano…”