«Tutti invocano il “bene comune”, tutti dichiarano di perseguirlo. E il bene comune sembra essere sempre più lontano, più esile, più fragile, più sfumato, quasi ormai impercepito. Molti sembrano adoperarsi per dare al popolo meccanismi rappresentativi più responsabili, più praticabili e condivisibili; ma ormai è insinuato il sospetto che ogni nuova proposta correttiva muova da calcoli di parte, non disinteressati. […] Dunque, che fare? Proviamo a rileggere Leopardi, naturalmente nel suo “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”.»
È questa la quarta raccolta di “frammenti narrativi”. Ancora note, appunti, episodi che hanno accompagnato l’autore in questi ultimi tempi, fermati fra impegni professionali e istituzionali. Del resto, è la stessa vita che materializza e suggerisce la materia narrativa. Sempre con la fedeltà – ormai consolidata civetteria – a quanto disse il De Amicis del Fucini: “Pigliava la penna quando smetteva il compasso, e misurava versi quando era stanco di misurare angoli.” Qui son raccolti fatti vissuti dal vivo, per sentieri domestici o a giro per il mondo.
******
La malizia c’è in Gurrieri; ma intrisa nella materia del racconto. Lo scrittore non abbandona mai la sua parte di ospite sorridente, di testimone in sintonia. E proprio la sua mano leggera fa così cordialmente incisivi i suoi ritratti, che si allineano con il garbo della discrezione alla letteratura fiorentina del nostro secolo, da Cicognani a Palazzeschi a Pratolini, testimoni a favore di quella letteratura.
[Geno Pampaloni]
Un’altra impressione immediata che si ha leggendo Gurrieri è appunto il valore dello sguardo. Mi ricordava, per una certa freddezza cristallina della sua capacità di vedere le cose, i concetti di quella che fu la scuola francese che si chiamava l’école du regard (…). Ecco ha questa capacità. è proprio un fatto lirico, perché in realtà non spende molte parole, è castigato al punto che a volte riesce a dare l’impressione solo col titolo.
[Alessandro Bonsanti]