Questo libro del giornalista Maurizio Sessa racconta del soggiorno di Garibaldi a Villa Castelletti.
Invecchiato, ancora claudicante per la ferita riportata ad Aspromonte cinque anni prima. Ma tuttavia indomito, pronto a sguainare la sciabola alla testa dei suoi valorosi volontari. Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei due Mondi, il 18 maggio 1867 giunse a Villa Castelletti, a Signa, ospite del marchese Leopoldo Cattani Cavalcanti.
A Villa Castelletti il nobiluomo, nel 1859, un anno prima che l’Italia divenisse una Nazione libera e indipendente, aveva fondato un istituto agrario per i figli del popolo, dove con scelta lungimirante istruzione e lavoro andavano di pari passo. Proprio a Castelletti, Garibaldi impiantò per oltre un mese il “quartier generale” chiamato a preparare la campagna militare nell’Agro Pontino culminata nell’infausta battaglia di Mentana. Svaniva così, ma solo per poco tempo, il sogno a lungo coltivato dal Generale dedito con passione al lavoro nei campi nell’eremo di Caprera: liberare Roma e farne capitale d’Italia.
Contro tutti e tutto.
Contro i sotterfugi politici, contro il governo, contro gli ostacoli diplomatici. Il soggiorno del soldato-agricoltore Giuseppe Garibaldi a Signa riemerge ora palpitante dalle pagine inedite di un documento scritto nel 1906 da Ferdinando Benucci, all’epoca di quei gloriosi fatti vicedirettore dell’Istituto Agrario di Castelletti.
Pagine che ci raccontano la fede inesausta nelle sorti dell’Italia del Grande Nizzardo. Ed anche il suo amore per la musica, come attestano due spartiti anch’essi finora mai pubblicati. Ecco allora venirci incontro il Garibaldi “signese”. Signese d’adozione dopo il leggendario soggiorno di trenta giorni a Villa Castelletti. Garibaldi sempre uguale a se stesso, ma al contempo sempre originale. In questa apparente contraddizione, il “segreto” dell’unico vero eroe popolare della storia italiana.