Luciano Ricci (Firenze, 1929) inizia a fotografare nella seconda metà degli anni ’60. Il suo linguaggio è chiaro e lineare, creativo, fortemente influenzato dall’arte pittorica: ritrae architetture, spettacoli e persone, sempre cercando di sondarne e trasmetterne l’essenza.
Ha collaborato con Luca Ronconi, Federico Fellini, Ugo Gregoretti, Mario Monicelli, Maurice Bejart; ha fotografato personaggi quali Henry Moore, Riccardo Muti, Andy Warhol, Maria Callas, Jehudy Menuhin, Orazio Costa, Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman.
Franco Basaglia, allora giovane psichiatra determinato a chiudere i manicomi, gli affidò la documentazione fotografica di quei luoghi: con i suoi obiettivi sarà il primo a raccontare quella realtà. Per questi ed altri suoi lavori, su invito di Cornell Capa (fratello di Robert Capa), è il primo italiano a entrare a far parte del “Fund of Concerned Photography”.
Ha ospitato a casa sua Elliott Erwitt, Lucien Clergue, Josef Koudelka.
Ha esposto alla Biblioteca Nazionale di Parigi (1971), al Museo d’Arte Moderna di New York (1974), ad Arles (1978), alla casa della Cultura di Pechino (1984), alla Galleria d’Arte Contemporanea di Sidney (1984), nelle Gallerie d’Arte Moderna di Colonia, Francoforte e Amburgo (1992-’93).
Oltre a raccogliere 160 immagini dal 1969 al 2018, in questo volume Luciano Ricci racconta di sé, degli incontri, delle scelte, della “Scuola Italiana di Alta Fotografia” da lui fondata a Firenze e, soprattutto, del suo modo di pensare, vedere e fare Fotografia.
Hanno detto di lui:
“…un fotografo totale, un uomo nel quale la fotografia è presente in ogni istante della sua vita. Se non fosse l’artista che è, potrebbe essere pazzo. Ma forse è tutte e due le cose.”
Jean-Claude Lemagny Storico della fotografia e direttore del Dipartimento Fotografia Biblioteca Nazionale di Parigi Le Monde, 16 marzo 1971
“Oltre le invenzioni e le intuizioni, talvolta straordinarie, espresse con proprietà linguistiche e tecniche eccezionali, le fotografie di Luciano Ricci posseggono una connotazione emotiva quale rare volte è dato rilevare nel panorama dell’arte d’oggi. Sono pervase d’amore.
Egli è capace di trasmetterlo ai suoi soggetti, dai sassi alle persone, coinvolgendoli profondamente e liberando la loro espressività.
In tempi come i nostri, questo alieno appare come un episodio estraniante e al tempo medesimo prodigioso.”
Joseph K. Lozentz Frankfurter Allgemeine, 21 gennaio 1993
“Luciano Ricci è da ritenere uno dei più importanti fotografi europei, nonostante abbia costantemente ignorato le ‘regole’ inventandone volta per volta le sue.
Uomo di grande cultura, amante della grande musica, studioso di storia e filosofia delle arti, è sempre pronto al dialogo. Per farla breve è uno dei rarissimi fotografi per accidente, come ama dire lui che, pur essendo professionista, non ha mai fatto del suo lavoro oggetto di mercato, anzi più volte ha prestato la sua competenza gratuitamente, considerando tali occasioni come suo dovere civile.”
Lanfranco Colombo 1980
“Ribelle con lo strumento, che sconvolge e piega ai suoi voleri, alza forte la sua protesta per contrastare la subordinazione all’uniformità. […]
Per ottenere al massimo il rapporto forma/significato, Ricci si avvale di tutti i mezzi stilistici e dei generi tradizionali della fotografia: il mosso creativo; il nudo d’arte; le esperienze della body art; la fotografia di danza e balletto; la metafora visuale… dimostrando così la sua assoluta autonomia da qualsiasi vincolo strumentale per giungere alla rappresentazione dell’idea.”
Giuliana Scimé 1992
Il volume è curato da Mariagrazia Carraroli.