dalla Recensione della Prof. Augusta Brettoni a Giogoli (22.4.2007):
«Il narratore, il protagonista dei racconti, gode di una sensibilità straordinaria, sente come un bambino un profumo dimenticato che stordisce l’anima e la gioia che urge perché la si viva, ma ci mostra anche il dolore della morte e la sofferenza dell’amore, eventi tutti fondanti nell’esistenza umana che la memoria non deve cancellare ma anzi trattenere per conservarne l’invisibile valore.
Che cos’è il giardino che Mario Sodi vuol mettere sotto i nostri sensi, quali sono gli aromi da odorare, godere, gustare?
Il giardino lo si trova nella storia di un amore che rimane vivo anche dopo la morte di uno dei due partner: in questo caso è il luogo della ricongiunzione, dove si ricrea dopo la morte l’armonia degli amanti.
Il giardino è il luogo dove il poeta vuol condurre il lettore per percepire gli odori della vita, i suoi sapori, per percepire l’invisibile verità degli eventi.
Nella Voce del sogno torna il giardino nel linguaggio onirico del sogno a illuminare la notte.
E’ anche il luogo delle percezioni estreme dove si può varcare la soglia della sensibilità effimera e si entra in relazione con la rarefatta realtà senza veli degli uomini, dove si coglie l’invisibile della relazione con l’altro.
Il giardino diventa anche il corpo-giardino, il luogo predisposto per essere abitato dall’anima, dove l’anima, la splendente, si ricongiunge con la oscura caverna del corpo.
Oltre il riferimento costante al tempo, che crea l’ordito della narrazione, sono presenti nel testo alcuni topoi letterari: con il giardino, il bosco, la foresta, la luna e la notte. Il bosco non è un luogo di perdizione ma un luogo di accoglienza illuminato dalla luna che disegna il cammino del poeta attirandolo nelle sue braccia materne. La notte è il tempo dell’incontro, della dilatazione dell’essere, della contemplazione.
Emerge, dai racconti di Mario Sodi, un affresco memoriale permeato di presenze e di voci, una polifonia che si snoda con il ritmo della favola mitica.»
dalla Recensione di Giorgio Mazzanti:
«C’è un bisogno di un’apertura alla Totalità e alla pienezza che coincide quasi sempre con il ricordo dell’infanzia. Come se l’infanzia fosse stata un grande meteorite che ha aperto l’orizzonte a tutti i sogni della fantasia e a tutta la libertà. C’è l’armonia con il reale e con il cosmo: quindi a poco a poco il ricordo dell’infanzia diviene una esperienza che non è più un ritorno al passato ma nostalgia del futuro. Quindi, non a caso, “si trova spesso la parola “bambino”, perché rimane questo sogno bambino che è un ricordo e però insieme una voglia di una dilatazione estrema. [...]
L’altra cosa che mi ha colpito è questo tono buono che prevale, come di chi vuole ritrovare la saggezza che dà il sapore alla vita. C’è un desiderio di non perdere nulla; c’è uno sguardo buono sul reale, anche sul drammatico, come un bisogno di benedire il vissuto, di orientarlo al bene, a un esito positivo, una voglia di redimere, trasfigurare non solo la sua storia personale ma il Tutto; una voglia cosmica di trasmutazione e di trasfigurazione.»
dalla Recensione di Giuseppe Baldassarre:
«E’ un libro di vita, lirico-meditativo; è anche un viaggio didascalico alla ricerca della Conoscenza.
Stupore, Bellezza, Conoscenza sono le parole chiave che si riscontrano nei testi di questo libro.
La scrittura di Mario Sodi è una continua scoperta, andando oltre gli ostacoli del quotidiano, entrando in contatto con la natura.»
dalla Recensione di Mariella Bettarini:
«E’ un libro sapienziale, di grande intelligenza, imbevuto di una fede che non è tutta saputa ma attraversata, piena di successioni e di suggestive presenze.
C’è una sapienza, una libertà di propositi che deriva da un vissuto, da un itinerario umano psicologico, sociale, da un’esperienza spirituale.
Il libro “prende” perché Mario Sodi ha raggiunto una forza stilistica, una cifra molto personale, una sua musica riconoscibile e ben interpretata che veramente conforta.»